(Giovedì 6 maggio 1999)
Se n'è parlato in un incontro svoltosi al Miramare
Globalizzazione, pro e contro
Un concetto ancora ostico nella nostra realtà
Globalizzazione e sviluppo. E globalizzazione come promozione o motivo di crisi? Se n'è parlato in un incontro dibattito, svoltosi al Grand Hotel Miramare, promosso
da “I ragazzi di via Zecca” in collaborazione con l'associazione Giovani imprenditori ed il Kiwajunior. I lavori, moderati da Massimo Calabrò, sono stati animati dalla presenza di Antonino Spadaro,
docente della Facoltà messinese di giurisprudenza, del segretario provinciale della Confartigianato Demetrio Battaglia, del direttore della Confcommercio provinciale Attilio Funaro, del presidente
provinciale della Confesercenti Nino Marcianò e del presidente della Fincalabra Antonio del Pozzo (docente di Economia nell'Ateneo di Messina). L'incontro è stato introdotto dal presidente de “I
ragazzi di via Zecca”, Pasquale Romeo, il quale si è brevemente soffermato sul concetto di globalizzazione ed il suo rapporto con la realtà locale. A parere del prof. Spadaro, la globalizzazione può
portare ad un conflitto di civiltà per le culture così diverse che le sottendono, creando altresì «un sistema acefalo, decentralizzato» ma anche con numerosi risvolti positivi. Dal canto suo
Battaglia ha focalizzato l'attenzione sul “sistema territorio” che nonostante sia caratterizzato da flessibilità ed incentivi non riesce ad attrarre investimenti. Il segretario della Confartigianato
ha inoltre asserito che «piuttosto che “alchimie finanziarie” serve una vera cultura d'impresa, altrimenti la globalizzazione non serve». Di «inquietudine» rispetto al fenomeno della globalizzazione
ha parlato Funaro, rifacendosi ad una ricerca del Censis. Una paura che deriva dalla sfida posta dall'ignoto, quando «il vero nemico è l'assenza di una cultura d'impresa... A volte – ha aggiunto –
l'essere calabresi significa stare ad attendere quando il mondo è già passato». Il presidente della Confesercenti, Marcianò, si è detto concorde sulla concentrazione dei soggetti, tenendo in
considerazione che la maggior parte di imprese in Calabria ha un solo dipendente, ed ha inoltre evidenziato lo scarso rapporto tra impresa ed università. Il presidente di Fincalabra, del Pozzo,
tirando le conclusioni ha asserito che siamo dei «net-closers, cioè chiusi nell'entrare nella grande rete degli investimenti. In Calabria, in 25 anni, ogni anno si è avuta una perdita del 2% di
occupazione: ed i giovani sì che si globalizzano, cioè prendono la valigia e se ne vanno». Da ultimo, Pasquale Romeo ha sottolineato come «il pessimismo della conoscenza e l'ottimismo della volontà
può essere il nostro stato d'animo di fronte alla condizione del fare impresa». Calabrò, invece, ha rimarcato come tutti i relatori siano stati concordi nel ritenere che le imprese locali sono
piccole, con notevoli difficoltà aggregative «dovute anche al fatto che il nostro territorio difficilmente attrae investimenti».
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