(Sabato 27 febbraio 1999)
Opere d'arte / Un primato positivo per la nostra città, anche se nel '97 andò meglio
Un solo furto nel '98
Dati emersi in un convegno sulla tutela del patrimonio in Calabria
Sono stati 26 i furti di opere d'arte denunciati nel 1998 in tutta la Calabria per un totale di oggetti trafugati pari a 220 unità. Poco o nulla rispetto al
dato nazionale che nello stesso periodo di riferimento si è attestato a quota 2032 per i furti e a 23513 per quanto riguarda, invece, gli oggetti rubati.
E se per la nostra regione il 14° posto conquistato in questa speciale graduatoria nazionale può considerarsi tutto sommato un dato estremamente positivo, per Reggio e la sua provincia è andata
ancora meglio. Tra le città calabresi, la nostra è, infatti, quella dove si sono registrati meno furti di opere d'arte rispetto alle altre: uno solo nel 1998. La maglia nera è andata, invece, a
Cosenza dove lo scorso anno sono state ben 18 le denuncie per un totale di 178 oggetti trafugati.
Tuttavia, anche se si tratta di un dato estremamente positivo rispetto alla media nazionale, quello di Reggio rappresenta, comunque, un indice di crescita pari al 100% in relazione al 1997, anno in
cui la casella dei furti era rimasta vuota.
A snocciolare questi dati non è stato uno qualsiasi, bensì il comandante in persona del Comando Carabinieri per la tutela del patrimonio artistico, generale Roberto Conforti.
L'occasione gli è stata offerta nel corso di un convegno organizzato dal Comando militare regionale “Calabria”, dalla sezione reggina dell'Archeoclub, dal Kiwajunior e dal Rhegium Julii.
Il convegno si è tenuto nei giorni scorsi nell'aula magna della facoltà di Architettura ed ha avuto come tema proprio la tutela del patrimonio culturale nella nostra regione.
Se è vero che l'Italia può essere paragonata ad una sorta di museo all'aperto, è allora altrettanto vero che la Calabria «contornata com'è su due lati dal mare» deve considerata anch'essa miniera
di particolare risorse antiche.
Su questo il generale Conforti non nutre alcun dubbio. «Nonostante terremoti e calamità naturali, questa regione mostra evidenti segni della colonizzazione greca attraverso un percorso archeologico,
che è unico nello scandire i fasti di Sibari, le vicende di Crotone, gli umbratili resti di Reggio, per risalire poi attraverso il Tirreno fino a Scalea, dove il Bruzio si legava alla Lucania».
Un grande patrimonio, quindi, che purtroppo fa gola non soltanto agli amanti dell'arte, ma anche a quanti svolgono attività illecite connesse a questo specifico settore. «Furti su commissione,
esportazioni illecite, falsificazioni ed altre espressioni delinquenziali - ha sottolineato Conforti - caratterizzano l'interesse della criminalità, che si avvale dell'arte anche per la
riconversione di proventi da altre attività delittuose». Secondo il comandante dello speciale corpo dell'Arma, diverse sarebbero le tipologie di reato. Si registrano, infatti, casi di esportazione
a seguito di furti in pregiudizio di musei, di chiese e di altri luoghi pubblici «o di esportazioni illecite provocate dallo stesso proprietario di un bene», per non parlare poi di quelli in danno
delle aree archeologiche, terrestri e marine «dove vere e proprie bande di tombaroli imperversano per alimentare il mercato clandestino ed estero».
Insomma, il rischio è quello di vedere svanire nel nulla opere che dovrebbero, invece, essere di tutti e sulle quali regioni come la Calabria, appunto, potrebbero legare grandi speranze dal punto
di vista della promozione turistica.
Ed è qui il nocciolo della questione: quale tutela le istituzioni danno al patrimonio artistico culturale nazionale?
In tal senso le cose, purtroppo, sembrano non andare piuttosto bene.
O almeno, questo, è parso di cogliere dagli interventi di quanti hanno preso parte al convegno. «Per il diritto penale italiano - ha spiegato ancora il generale Conforti - il patrimonio
archeologico in genere è protetto meno che la proprietà privata. Il furto dal sottosuolo è punito come un furto semplice, meno di un furto al supermercato. Lo scavo clandestino, anche il più
distruttivo, è sanzionato con una banale contravvenzione».
Ma non solo. Oltre al caso dei furti ,esiste, infatti, quello relativo al riconoscimento del legittimo possesso dei privati su “reliquie” rinvenute fortuitamente. «C'è una legge - ha spiegato a tal
proposito il magistrato Roberto Di Palma della Procura di Palmi - che si occupa della tutela delle cose di interesse artistico e storico, che prevede la punizione di colui il quale si impossessa di
cose di antichità e d'arte, anche se rinvenute fortuitamente. Se qualcuno pensa che un siffatto quadro inchiodi inequivocabilmente l'indagato alle proprie responsabilità, si sbaglia di grosso». Il
perché è presto detto: per non essere condannato l'indagato basti che dimostri che l'oggetto di antichità è stato rinvenuto prima del 1939 e che da allora è stato posseduto ininterrottamente. La
legge in questione è, infatti, entrata in vigore in quell'anno, per cui, in virtù del principio della cosiddetta irretroattività ovvero che «nessuno può essere punito per un fatto che, secondo la
legge del tempo in cui fui commesso, non costituiva reato», la persona soggetta ad indagini non può subire alcuna condanna penale. È ciò che è successo, per esempio, per la statua del Kouros che
le forze dell'ordine individuarono nel 1990 nel salotto di un'abitazione privata della nostra città. «Il reperto - ha spiegato la dott. Elena Lattanzi, soprintendente archeologico della Calabria -
fu confiscato grazie ad una pronuncia del Pretore di Reggio Calabria in virtù dell'importante interesse archeologico e quindi fu sottoposto a vincolo. Tuttavia, la Corte di Appello, a cui i
detentori avevano, nel frattempo fatto ricorso, riformava la sentenza del Pretore, disponendo, pertanto, il dissequestro del bene e la restituzione ai detentori». Attualmente la statua si trova
custodita nel Museo cittadino grazie ad un provvedimento del Soprintendente archeologico della Calabria. Ma ultimate le indagini e quindi i lavori per la conservazione, il reperto dovrà essere
restituito ai precedenti detentori. Insomma, nonostante i progressi ottenuti sul fronte della conservazione (in tal senso un impulso positivo è arrivato dal decentramento amministrativo della
“Bassanini” che ha trasferito agli enti locali alcune competenze e funzioni anche in questo campo, ne ha parlato nel corso del convegno l'avv. Claudio Zucchelli, consigliere di Stato) e nonostante
le attività di contrasto da parte delle Forze dell'ordine, molto ancora dovrebbe essere fatto sul piano della tutela in genere del patrimonio artistico culturale.
Giuseppe Careri
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