Relazione del Governatore
Rino Ussia alla XXX Convention KI DI-S.M.
Care Amiche, cari Amici kiwaniani, questa è la nostra XXX
Convention: benché fin dal 1967 l’Italia vide nascere il suo primo
Club nella città di Milano, che sta organizzando questa
importantissima ricorrenza, [e saluto con affetto il nostro Walter
Huber fondatore del Club di Milano da quaranta anni socio del
Kiwanis, presente tra di noi], solo nel 1977 i club italiani, che
fino allora facevano parte del Distretto Svizzera - Liechtenstein,
si organizzarono in Distretto autonomo e nel 2001-2002 con la
nascita del Club di San Marino abbiamo preso l’attuale
denominazione. La nostra presenza oggi nella Repubblica di San
Marino, nel trentennale della nostra nascita come Distretto, vuole
essere anche occasione di riflessione sullo stato di salute della
nostra organizzazione, a partire da una delle caratteristiche che da
sempre si riconosce alla Repubblica San Marino, considerata appunto
emblema di civiltà e soprattutto di libertà, quella libertà che
unisce uomini e donne come noi in un unico grande progetto: serving
the children of the world.
Qual è lo stato di
salute del Distretto oggi? Dobbiamo avere oggi il coraggio di
guardarci dentro e con serenità riflettere su noi stessi. Credo che
chi, come noi, ha fatto tanta strada per venire fin qui e da anni è
impegnato nel Kiwanis abbia molte ragioni per riflettere sullo stato
di salute del nostro sodalizio. È questa, amici, la sede per
confrontarci, per definire strategie, per cercare le vie per
crescere, se crediamo che le ragioni per cui stiamo insieme siano
ancora valide per ognuno di noi. È questo il momento ed il luogo,
ripeto, per guardarci dentro, è l’ora di aver il coraggio di
crescere.
Al 30 settembre
2006, ad inizio di questo anno sociale, eravamo 3.180 soci in 126
club, un centinaio in più di quanti eravamo nel 1992 (allora eravamo
3060), quando tuttavia i club del Distretto erano soltanto 80.
Poiché mediamente ogni anno entrano non meno di 150 soci ai quali
dobbiamo aggiungere almeno 20 soci per ogni nuovo club, mediamente
cinque all’anno, sono entrati da l992 (2250 + 1000) oltre 3250 soci;
ma è come se non fosse mai entrato nessuno, è come se non fosse mai
stato creato alcun club, mentre in realtà decine di club sono sorti
e decine di club sono svaniti nel nulla, intere aree sul territorio
italiano si sono svuotate della presenza kiwaniana (si pensi alla
Liguria [Genova], alla Campania [Napoli]) ed altre lo sono ancora
(Basilicata, Valle d’Aosta, Molise, Sardegna).
È un fenomeno di sostanziale stabilità numerica. Ovvero di mancata
crescita che ci deve far preoccupare in considerazione che l’età
media dei nostri soci si è fortemente innalzata. Ed è un fenomeno,
questo, che ha investito pressoché tutto il Kiwanis, in particolare
gli Stati Uniti dove da più anni operano i kiwaniani.
Oggi il Kiwanis international conta (dati del 1 giugno 2007) 254.275
soci e siamo impegnati, come tutti sapete, in un progetto di
sviluppo che prevede il raggiungimento di un milione di soci entro
il 2015, anno del centenario, un progetto che ovviamente prevede
anche tutta una serie di interventi strutturali ed organizzativi per
i prossimi anni, come la razionalizzazione dei Distretti in entità
più piccole e ritenute più funzionali alla maggiore e più rapida
crescita. Per ciò che concerne questo ultimo aspetto la Germania si
è già avviata suddividendo il Distretto in quattro grandi aree,
altri come il Belgio è da anni organizzato in tre aree.
Da noi questo processo è più lento a causa di una complessità di
fenomeni che vanno risolti prima.
La necessità di un maggior numero di persone impegnate nella
costruzione di un mondo migliore è dettata dal fatto che la parte
più debole di questa nostra società, l’infanzia, è sempre più
soggetta a violenza e a sottrazione di diritti. Basta sfogliare i
rapporti annuali dell’Unicef [i drammatici dati sui bambini
invisibili, sui bambini soldati, sui bambini senza il minimo di
istruzione, sui bambini morti per fame o malattie, sui bambini
scomparsi, venduti, sfruttati, sulla prostituzione infantile, sul
turismo sessuale ecc], o sfogliare per l’Italia il Settimo rapporto
nazionale sulla Condizione dell’infanzia e dell’adolescenza (Eurispes
- novembre 2006) per farsi un’idea della tragedia entro cui spesso
molti giovani e bambini oggi vivono, a cui vanno aggiunti i problemi
che le società sempre più multietniche comportano, per esempio per
l’Italia, per i bambini provenienti da aree extracomunitarie.
Per ciò che riguarda il nostro Distretto credo che sia necessario
osservare alcuni fenomeni che sono stati alla base del nostro
impegno durante questo anno, impegno che mirava a raggiungere alcuni
obbiettivi che ci eravamo preposti, per avviare un processo che
superasse l’empasse entro cui ci si trovava a cominciare dal mancato
sviluppo in questi ultimi quindici anni su cui si era concentrata
l’attenzione e la riflessione di tanti soci.
Avevamo assodato, e ce lo confermavano i tanti soci che abbiamo
incontrato in molte occasioni in questi due anni, che uno dei nostri
problemi poteva essere individuato nella costante autoreferenzialità
che sottilmente e spesso volutamente ci impediva di vedere la realtà
in maniera oggettiva, mentre sempre più spesso eravamo portati a
individuare le responsabilità dei problemi in una società che
cambia, in un corpus kiwaniano che invecchia, in una legislazione
kiwaniana forse non più adatta al momento. Tutti fattori che
indubbiamente contribuiscono ed hanno contribuito alla stagnazione e
alla mancata crescita. Ma che hanno fatto sottovalutare altri e più
importanti aspetti a partire da un graduale smarrimento degli
obbiettivi identificativi del Kiwanis, da una poco chiara concezione
del significato di autonomia del club e della funzione delle
divisioni che in alcuni casi ha portato a forme di grave chiusura ed
isolamento, da uno smarrimento del concetto di funzione e di
servizio che spesso invece ha portato e porta a forme di
personalizzazione ed identificazione di club con una persona, da una
mancata grave conoscenza di statuti e procedure, nella mancata
identificazione in un'unica grande famiglia kiwaniana, che ha
portato in alcuni casi in un graduale isolamento nelle piccole,
benché operose, realtà locali, nell’incapacità infine di essere
presenti nei grandi centri urbani soprattutto nel nord del nostro
paese.
Riconoscere questi problemi che tanto incidono sulla struttura anche
organizzativa del Distretto è indispensabile. Tutto ciò non
significa sminuire la qualità e la quantità dei service locali, o
non riconoscere gli sforzi e le singole professionalità diffuse nel
nostro Distretto. Significa invece avviare un processo di rinnovato
impegno per obbiettivi che giustifichino le nostre scelte come
uomini e come kiwaniani in una società dove chiunque si sente in
dovere di parlare di etica e di morale, mentre i propri
comportamenti in pubblico ed in privato contraddicono le parole, in
una società dove tanti parlano di impegno verso l’infanzia, ma i
fatti sono altri, in una società in cui spesso vengono decantati
valori quali l’amicizia ma che gli atti concreti smentiscono.
È da questi elementi che si deve partire se effettivamente vogliamo
realizzare uno dei principi che reggono il Kiwanis. Contribuire a
costruire una società migliore. Il resto, amici, spesso sono
chiacchiere, belle chiacchiere, ma pur sempre solo chiacchiere.
Un anno fa avevamo individuato, per avviare un concreto processo di
rinnovamento e di rinnovato impegno, cinque settori di intervento
che rispondono a principi di trasparenza e democrazia:
▪ Finanza
▪ Service
▪ Formazione
▪ Comunicazione
▪ Documentazione
E su questi settori abbiamo lavorato.
1. Per quanto concerne l’aspetto finanziario abbiamo dotato il
Distretto di un bilancio di previsione trasparente e portato a
conoscenza di tutti i club la situazione finanziaria. Il progetto
per quest’anno era e resta quello del rigore finanziario che deve
azzerare tutte le vecchie pendenze ed onorare vecchi services
distrettuali non ancora onorati. Sono stati ad oggi individuati i
soggetti ai quali far pervenire le somme che rigide economie di
bilancio stanno portando; altrettanto dicasi per i pregressi
anticipi degli officers che da cinque anni attendono (e per i quali
abbiamo perfino avuto da qualcuno ingiunzioni legali): questi
impegni assommano, come ben sapete, ad oltre 72.000 euro (oltre un
terzo dell’intero bilancio) e le rigidità finanziare messe in atto
ci daranno questa possibilità. Questa rigidità ha comportato
ovviamente sacrifici per tutti, a cominciare dagli officiers in
carica e dello stesso governatore per cui mi scuso per la obbligata
mia mancata presenza in tante occasioni dove pure ero stato
invitato.
2. Abbiamo avviato un service triennale che risponde alle esigenze
di identificazione di tutti i kiwaniani italiani in qualcosa che
corrisponda agli obbiettivi (Serving the children of the world) e
nello stesso tempo produca un effetto di maggiore visibilità su
tutto il territorio nazionale. Non casualmente gran parte del
finanziamento per la quota\service di quest’anno proviene
dall’operazione che ci ha visto impegnati nella diffusione di circa
quarantamila bigliettini natalizi, con il nostro logo e la
definizione chiara ed univoca di chi siamo (dal 1915 organizzazione
mondiale al servizio dei bambini e delle comunità). L’impegno
purtroppo in tale operazione non è stato uguale in tutte le
divisioni, benché risponda alla libertà dei singoli e dei singoli
club a aderire e ad identificarsi. Alla esigenza di finanziare il
service abbiamo unito una operazione di visibilità sull’intero
territorio nazionale. Un’operazione che, se ripetuta negli anni e
ampliata, è in grado di dare una reale conoscibilità e visibilità.
Ad oggi abbiamo raccolto per il service circa 35.000 Euro, abbiamo
pagato il costo dei bigliettini (7.000 Euro) e inviato 10.000 Euro
in Costa d’Avorio per avviare i lavori di costruzione delle scuole.
3. Un Kiwanis che cerca il proprio rinnovamento parte dalla propria
formazione e dalla riflessione sui propri principi ed obbiettivi.
Grande è stato lo sforzo sul versante della formazione: basti
pensare agli incontri di formazione del Kiwanis domani (Kiwanis next),
agli Studi kiwaniani nelle tre aree nazionali, agli incontri
avvianti di training di leadearship education.
Credo che questo sia il settore a cui va posta maggiore attenzione
anche in futuro: l’indagine conoscitiva avviata lo scorso anno,
l’esperienza derivata da decine di incontri in questi due anni, mi
impegnano a far osservare alcuni fenomeni:
a. la formazione, sia a livello di singoli soci, sia a livello di
officer, si presenta differenziata, lacunosa, spesso non fondata
sulla conoscenza delle elementari regole statutarie, su consuetudini
che nulla hanno a che fare con le regole fissate per tutti in tutti
i club del mondo, con curiosi convincimenti che spesso è difficile
sradicare: a volte si confonde la reale e necessaria autonomia del
singolo club con forme di autarchia che trasformano il club in una
cellula dove ognuno si regola come vuole: come spiegare infatti che
solo il 40% dei club invia regolarmente i rapportini mensili? Eppure
essi sono lo strumento che permette di osservare e rilevare
l’andamento del Distretto e, se necessario, di venire incontro a
difficoltà o a problemi; sono strumento di monitoraggio a livello
nazionale e internazionale del Distretto. Come si spiega che molti
dati per realizzare il directory siano arrivati alla fine del mese
di marzo, dopo molti avvisi e solleciti ai club, dopo centinaia di
telefonate, dopo che io stesso ho dovuto far rinviare per ben tre
volte la data di stampa del volume presso la tipografia? Come si
spiega che ancora a cinque giorni dall’inizio della Convention
quaranta club non avevo ancora fatto pervenire i nominativi dei
delegati? Certo ci sono anche problemi di organizzazione interna del
Distretto, ma voglio ricordare che il Distretto, che deve coordinare
il tutto, non ha una struttura di 20 persone, ma una sola impiegata.
b. Su tutto questo abbiamo avviato un processo che richiederà
qualche anno ancora per arrivare ad una forte coscienza
generalizzata di chi siamo e dove stiamo andando: tutti sappiamo
quanti problemi esistono in tanti club, quanti soci hanno smarrito
gli obbiettivi, quanti soci sono entrati nel nostro sodalizio con
non sempre chiari gli obbiettivi: se non abbiamo il coraggio di
dirci queste cose, rischiamo di continuare a non trovare le
soluzioni affinché il nostro club abbia un futuro chiaro e più
consono alle sfide alle quali la società attuale ci chiama.
c. La nostra formazione deve prevedere un adeguamento sempre più
reale ai grandi obbiettivi del Kiwanis international che sono legati
alla nostra mission: serving the children of the world: Questa
nostra mission non può essere oltre diluita tra tanti altri impegni,
pur rispettabilissimi, ma che non permettono la nostra chiara
identificazione all’interno della società e quindi la nostra
visibilità, del Kiwanis come soggetto che ha una priorità da anni
identificata nel servizio dell’infanzia.
d. Tutto ciò si deve trasferire al momento dell’ammissione nel
nostro sodalizio di nuovi soci, al momento della costituzione di
nuovi club: è forse uno dei momenti più delicati per il nostro
sodalizio: senza una reale attenzione, senza una certezza che il
nuovo socio condivida il nostro sogno kiwaniano, che non è la
semplice amicizia (si può essere amici anche senza il Kiwanis), ma
la condivisone profonda di ideali (siamo chiamati a collaborare a
costruire una società migliore) e di obbiettivi (servire i bambini
del mondo), non si può andare molto lontano. Siamo certi che tutto
ciò avviene realmente nei nostri club? L’attenzione al nuovo socio è
uno dei nostri impegni maggiori, è uno degli sforzi che siamo
chiamati a fare, è certamente il nostro service prioritario.
e. Certamente vi è stata una certa attenzione al mondo femminile e a
quello giovanile: gli studi kiwaniani dello scorso anno, come quelli
di questo anno hanno evidenziato la necessità di un maggiore impegno
in questi due settori, che diventano fondamentali per la nostra
stessa sopravvivenza. Segnali al riguardo sono stati osservati: la
presenza delle donne nei nostri club è certamente aumentato, sia
pure non in maniera straordinaria: oggi le donne nel nostro club
sono 538, pari al 16,3%. - Mentre vi è stato un impegno per
aggregare soci giovani o relativamente giovani (vedasi i club del
III millennium come il nuovo Club Reghion e molti dei nuovi soci nei
vari clubs), insufficiente tuttavia è stata la politica e
l’attenzione verso tutti i programmi sponsorizzati, a partire dai
Kiwanis Junior, che pure hanno realizzato grandi service, per altro
sponsorizzati da contributi cospicui ( ben 10.000 Euro) della
fondazione, ma che molto spesso abbiamo lasciati a se stessi. In
questo settore credo che vada ridisegnato il rapporto che deve
esserci tra Kiwanis e programmi sponsorizzati in funzione del futuro
stesso del Kiwanis in Italia.
Vi è stato quest’anno uno sforzo di far uscire il Distretto dal
proprio ambito: se infatti abbiamo utilizzato potenzialità e
competenze interne per lo svolgimento del Kiwanis domani, abbiamo
voluto invece, per gli studi kiwaniani, la collaborazione e gli
interventi di grandi istituzioni quali Telefono azzurro, Telefono
arcobaleno, Unicef, e di significate personalità del mondo politico
ed istituzionale, da membri del governo nazionale a rappresentati di
istituzioni preposti alla tutele dell’infanzia quali, per esempio, i
garanti regionali per l’infanzia. Quest’ultima esperienza ha
permesso al Kiwanis italiano di farsi promotore dell’istituzione
della figura del garante per l’infanzia previsti dalle leggi
nazionali, ma non attuate in molte regioni, di farcene promotori: è
quanto è avvenuto per la regione Trentino e per la Sicilia, grazie
all’impegno rispettivamente del Presidente del Club di Trento,
avvocato Andrea di Francia e del Lgt della VI divisione, Ragioniere
Ciro Messina per la Sicilia.
Questo sforzo di proiettare il Distretto sulla scena nazionale
inizia a dare i primi frutti come l’invito del ministro Bindi alla
partecipazione del nostro Distretto ai lavori del Forum sulla
famiglia svoltosi a Firenze dal 24 al 26 di maggio, rappresentato
egregiamente dal neuropsichiatria infantile e chairman della
giornata sui diritti del bambini, il dottore Bruno Risoleo, a molti
di voi ben noto.
Si colgono i primi frutti anche dell’impegno e della visibilità che
a livello nazionale abbiamo avuto con le decine di manifestazioni,
le decine di tavole rotonde e convegni, le migliaia di manifesti su
tutto il territorio nazionale nel mese di novembre scorso, per la
giornata della difesa dei diritti dei bambini. Così come gli inviti
delle grandi associazioni nazionali ed internazionali alla
collaborazione a progetti e a iniziative [come le richieste di
collaborazione da parte di Telefono azzurro, dell’Unicef, o per
l’indagine sull’uso di internet da parte dei bambini da parte
[dell’associazione ICAA] dell’International Crime Analisis
Association, che ha già operato in forma sperimentale a Giarre,
grazie, mi scrive il Presidente, alla collaborazione del nostro Club
di Giarre Riposto e dei Builders della scuola dell’istituto
scolastico G. Macherione].
4. Lo scorso anno avevamo individuato nella scarsa informazione una
delle ragioni della stagnazione e della poca comprensione di
fenomeni interni al Distretto. Durante questi primi otto mesi il
Distretto si è sforzato di sopperire a questa grave lacuna e lo ha
fatto attraverso la creazione di una rete di addetti
all’informazione. In mancanza di risorse finanziarie adeguate
abbiamo creato un bollettino telematico (KIWA NEWS) che con la
collaborazione degli addetti all’informazione nei singoli club
portasse veicolasse l’informazione: in otto mesi sono stati inviati
alle Divisioni e ai singoli collaboratori, che avevano il compito di
diffonderli nei singoli club, ben otto bollettini: un numero al
mese. Un’operazione realizzata a costo zero, grazie all’ impegno
dell’addetto alla comunicazione Enrico Solimene e alla
collaborazione tecnica del segretario aggiunto Enrico Stagnoli e al
Web master, Rosalba Fiduccia.
È stato altresì rinnovato totalmente il nostro sito web, non solo
graficamente, ma soprattutto nei contenuti: non più un semplice
contenitore delle nostre iniziative, ma anche e soprattutto uno
strumento di reale informazione e contemporaneamente strumento di
formazione per officer e di quanti altri. Grazie al Web master,
Rosalba Fiduccia, il sito è diventato anche consultabile in lingua
inglese. I dati di accesso al sito dimostrano che stiamo andando
nella direzione giusta: dagli otto mila visitatori del 2001-2002, ai
24.550 dello scorso anno ai quasi 20.000 dei primi sette mesi del
2007, ai quasi 30.000 prevedibili al ritmo attuale per la fine del
presente anno sociale, con centinaia di migliaia di pagine lette.
5. Sul versante infine della documentazione abbiamo avviato, grazie
all’impegno del direttore della Segreteria, Salvatore Salmè,
l’informatizzazione dell’archivio del Distretto. Mentre a rilento
procede l’aggiornamento del directory on line. Stiamo infine per
avviare una raccolta di dati circa i service locali realizzati in
Italia e all’estero dai nostri club, una massa di dati che se
aggregati, possono dare del nostro Distretto una reale immagine di
quanto il nostro impegno sia nel sociale e nel service.
6. Poiché sempre più spesso abbiamo dovuto constatare che il nostro
sviluppo era avvenuto a macchia di leopardo, con intere regioni
prive della presenza kiwaniani e troppi club con un numero di soci
chiaramente in sofferenza, l’obbiettivo quest’anno è stato di
rafforzare i club più deboli: abbiamo constatato come in questa
direzione si sono mossi gran parte dei club in questo stato. Per
cercare di avviare il progetto di presenza in aree ancora prive di
club kiwaniani abbiamo creato tre KIAR, un al nord, un centro, un al
sud per meglio operare in tal senso. Confortanti ci sembrano i primi
risultati che ci hanno fatto vedere la creazione di un club a Bari,
dove fra giorni sarà consegnata la charter, fondare un club a Padova
e uno a Reggio di Calabria, mentre è a buon punto il lavoro per
l’apertura di un club a Trieste, uno in Campania e uno in
Basilicata. Il mio grazie ovviamente ai tre KIAR, Giuseppe Agostini,
Roberto Cunego e Salvatore Sciacca, sono fortemente impegnati in
questo servizio.
I dati sulla crescita del Distretto ci danno i primi segni di una
inversione di tendenza: siamo infatti passati dai 3180 del settembre
2006 agli attuali 3371, pur avendo chiuso quest’anno ben cinque club
[Lamezia Terme, Massa Carrara, Padova, Sciacca, Terra di Corleone] e
avendone aperti solo tre [Bari, Città di Padova, Reghion].
In presenza di quanto fin ora realizzato ed avendo avviato un
processo di rinnovamento il Distretto è pronto ad avviarsi il
prossimo anno sociale senza pendenze economiche, con una rinnovata
fiducia nelle proprie potenzialità, una forte identificazione in un
service pluriennale, in una rinnovata unità attorno ai propri
principi e ai propri traguardi.
Quelli di questo anno vogliono essere semplicemente i semi che
abbiamo lasciato cadere attraverso uno sforzo collettivo di
rinnovare e rinnovarci nel sogno kiwaniano, alla luce di una
rinnovata trasparenza, nella rinnovata volontà di contribuire a
cambiare il mondo, nella rinnovata volontà di servire l’infanzia
vicina e lontana.
Non posso chiudere questa relazione sul Distretto, senza
sottolineare il grande lavoro di squadra che è stato fatto su tutto
il territorio nazionale in particolare da parte dei Lgt Governatore,
dal Segretario e dal Segretario Aggiunto, dal Tesoriere, e non
ultimo dall’immediato Past Governatore Benito Verrina, prodigo di
consigli e di disponibilità, e soprattutto del Governatore Eletto,
vero braccio destro in questa nostra operazione, la cui
collaborazione è stata quotidiana e fattiva, collaborazione che
auguro anche a lui per il bene del Distretto negli stessi termini da
parte del prossimo governatore eletto.
E mi sia concesso infine di ringraziare, per lo sforzo organizzativo
di questa Convention, gli amici della X Divisione, e del Club di San
Marino in particolare, il Lgt. Generale Renato Spadavecchia, il
Chairman Mario Checchi, la Presidente Eleonora Marchi, le Past
President Edgarda Gai e Biancamaria Toccagni e tutti gli amici e le
amiche del Club di San Marino e quanti da mesi, in vario modo, vi
hanno collaborato.
Grazie.
Rino Ussia
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