Diario dal Niger
Giovedì
03.08.2006
Oggi festa nazionale, ricorre l'indipendenza dalla Francia. Dopo
colazione usciamo per recarci al grande mercato del giovedì, é il
mercato più caratteristico e importante della settimana, visto che
tutti gli abitanti dei villaggi rurali giungono appositamente in città
per vendere, comprare o scambiare la loro mercanzia. Oggi tuttavia il
mercato si svolge in tono minore, visto che ha piovuto per tutta la
notte e le poche vie di comunicazione (già di per sé assai precarie)
sono del tutto impraticabili. Dopo il mercato ci spostiamo al Museo
Regionale di Zinder, ma l'edificio é in restauro e di conseguenza non
é possibile effettuare visite. L'esterno dell'edificio é veramente ben
conservato, si tratta di una costruzione in autentico stile "haussa"
con i caratteristici disegni geometrici sulle pareti, nel piazzale é
conservato anche un vecchio cannone francese. Il cielo é nuovamente
grigio, saliamo in auto e torniamo verso casa. Ci fermiamo al solito
mercatino rionale vicino casa per comprare della frutta. Pranzo con
pasta al pomodoro cucinata dallo chef della casa: Umberto
ovviamente... Pomeriggio restiamo in casa e cominciamo a sistemare e
chiudere le prime valigie, cena con verdure lesse, una meritata doccia
e si cerca di dormire.
Venerdì
04.08.2006
Colazione e prima mattina trascorsa a giocare con Timoty, un bimbo di
3 anni che abita proprio sul nostro cortile, la famiglia m’invita ad
entrare a casa loro per vedere come fanno il bagnetto al bimbo, lo
faccio volentieri, tipica espressione dei bambini del quartiere (che
ovviamente ci conoscono bene) " iacha lecca lecca", ovvero "mi dai una
caramella?"... Alle 10:30 ci rechiamo in visita ufficiale presso
l'ospedale da campo di Medici senza frontiere, la visita é veramente
interessante e il campo ben organizzato, l'organizzazione é
specializzata nel recupero e nella cura dei casi di denutrizione (o
malnutrizione), la loro opera é prestata a titolo gratuito per la
popolazione ed é assolutamente indispensabile. Mentre camminiamo per i
vari padiglioni del campo penso che mi trovo all'interno di una
"fabbrica di vite umane", nel senso che avevo sotto gli occhi una vera
e propria catena di montaggio della salvezza di un numero imprecisato,
ma comunque rilevante, di bimbi che entravano da piccoli scheletrini e
passando di padiglione in padiglione ritornavano a sorridere e a
sperare... L'organizzazione ci segnalava la carenza di cardiologi
volontari all'interno del campo, ma ovviamente noi rappresentavamo di
non avere alcun potere in materia. Va da sé che la visita richiede un
certo self control e non é indicata alle persone che s’impressionano
facilmente... Al termine torniamo verso casa, ma facciamo una sosta
nei pressi della grande moschea di Zinder per scattare alcune foto.
Torniamo a casa e pranziamo. Nel pomeriggio mi reco da solo alla
missione cattolica a cercare padre Wilbert (per me, ormai,
semplicemente Wilbert), per salutarci, non lo trovo perché si é recato
con alcuni addetti della missione ad effettuare delle distribuzioni di
miglio e sorgo nei villaggi rurali vicini. Lascio i miei saluti ad un
altro Sacerdote e lascio anche gli ultimi mitici adesivi del service
che ancora avevo in tasca... Lascio anche una piccola parte del mio
cuore... Mentre esco dalla missione, sul cancello, mi volto un'ultima
volta a guardare la scuola -soffia un forte vento di scirocco,
caldissimo- mi fermo un secondo a fissarla, per l'ultima volta, sento
i brividi lungo la schiena e mi viene la pelle d'oca... Mi risuonano
in mente tutte le voci del ragazzi dei KJ italiani, i loro volti, le
nostre convention, i nostri sorrisi e gli sforzi compiuti da tutti:
ABBIAMO VINTO! Torno a casa, ma usciamo quasi subito (questa volta
tutti) per recarci al cimitero, a visitare la tomba di "Malam Mourna"
al secolo Leonardo Navarra, il missionario italiano che ha iniziato
l'opera di volontariato/missionariato a Zinder, un grand'uomo, una
persona che ha dato tutto per questa gente, qui ha svolto
ininterrottamente la propria opera per lunghi anni e qui adesso riposa
sotto una lapide nel vecchio e decrepito cimitero coloniale francese.
Il cimitero peraltro é sottoposto all'amministrazione militare
dell'esercito nigerino, per cui per poterlo visitare occorre una
speciale autorizzazione del capo del presidio militare, nonché il
solito cadeau all'ufficiale che ci accompagna lungo il percorso.
Torniamo a casa. Alle 19:45 ci rechiamo a cena presso l'unico
ristorante di Zinder, o almeno l'unico che possa dirsi tale, di
insegne "ristorante" se ne vedono tante... Ordino spaghetti saltati
all'aglio e patatine fritte, le uniche due cose del menù che non
contengono carne e derivati. Ultima sera a Zinder, siamo al gran
completo a cena, compresi i ragazzi locali che ci danno
un'indispensabile aiuto giornalmente: Mamanzani, Joshua, Cato Deleghé
(detto "Torello") e Landidì. A qualcuno il nome di Landidì tornerà
conosciuto, in effetti si tratta proprio della persona a cui
l'Interdivisione A, nell'anno sociale 2002-2003, ha donato una
motosega nuova di zecca per poter lavorare meglio. Quella motosega é
ancora utilizzata e Landidì non si é dimenticato... Offre per tutti
Giuseppe. Terminata la cena torniamo a casa e continuiamo a preparare
valigie e quant'altro per la partenza e il lungo viaggio verso il
ritorno in Patria. Buonanotte Italia.
Sabato
05.08.2006
Sveglia alle 04:00 del mattino, ultimi preparativi e partenza per la
capitale Niamey. Zinder dista da Niamey poco più di mille chilometri
di strada parzialmente asfaltata (e io aggiungerei parzialmente
praticabile...) Per giunta é richiesto anche il pagamento di un
pedaggio. Partiamo da Zinder alle 04:50. Prima sosta carburante alle
10:00 a Maradi. Seconda sosta carburante a Birnì alle 13:15. Il
viaggio é stancante, c'è un'afa e un caldo insopportabile, si respira
a fatica. Ci fermiamo anche per altri motivi, visto che il nostro
autista (si chiama Mutari) é mussulmano praticante e si ferma
regolarmente a pregare agli orari previsti, cioè cinque volte al
giorno. Attraversiamo numerosi villaggi con le loro caratteristiche
capanne di paglia e granai di paglia e fango, qua e là alcuni mercati
e branchi di animali selvatici in libertà: asini, cavalli, dromedari,
buoi, capre, ecc. che attraversano regolarmente la strada. Mentre
viaggiamo mi rimane impressa l'immagine di un panorama che non ho
dubbi a definire stridente: un’enorme e mostruosa antenna per
telefonia cellulare, altissima e nuova, eretta sopra un villaggio di
capanne di paglia e casette di fango, basse, tozze e decrepite, ma
abitate, riesco a scattare anche una fotografia con questa incredibile
immagine, sembra un fotomontaggio. Dopo una terza sosta carburante
arriviamo infine a Niamey alle 19:30 e alla missione alle 19:45, siamo
distrutti. Ci sistemiamo in camera, anche stavolta dormiremo insieme e
a turno facciamo una doccia, si vede di essere tornati nella capitale,
in bagno c'é perfino l'acqua calda. Alle 21 circa usciamo per recarci
al ristorante italiano: "Le Pilier", ordino gnocchi al gorgonzola e le
immancabili patatine fritte, tutto veramente buono, durante la cena
consumiamo qualche "Biere Niger", la solita birra nazionale ma
comunque niente male. Stasera offre la cena Martino. Torniamo alla
missione e piombiamo in un sonno profondo. Ciao ragazzi, mi spiace
solo non potervi inviare questi ultimi resoconti per aggiornarvi, lo
farò appena rientrato a casa.
Domenica
06.08.2006
Sveglia un po’ più tardi e colazione alla missione, la stanchezza si
fa decisamente sentire. La mattina non possiamo uscire a causa di un
pauroso nubifragio africano tipo ciclone, per fortuna verso le 12
smette di piovere e possiamo andare a pranzare al solito ristorante.
Oggi tocca a me pagare. Dopo pranzo rientriamo alla missione. Alle
17:00 usciamo per andare al Museo Nazionale di Niamey, il museo é
all'aperto e conserva tre enormi scheletri (integri) di dinosauri
ritrovati nel deserto, é presente inoltre un settore che riproduce a
grandezza naturale tutti i differenti tipi di abitazioni tradizionali
(cioè capanne) delle varie etnie presenti in Niger. Sul territorio del
Niger convivono circa venti etnie differenti, ciascuna con la propria
cultura, la propria storia e la propria lingua, cosicché può succedere
che due persone ufficialmente "nigerine" nemmeno si comprendano tra
loro, salvo a parlare il francese, se sono andati a scuola. Una delle
cose che mi ha colpito di più é stato parlare con un Tuareg e rendermi
conto di come per lui non esiste (e non é immaginabile) il concetto
stesso di confine o frontiera a cui dover sottostare, a seguito del
colloquio chiedevo tra me e me chi sono veramente le persone libere...
Noi o loro? Il museo contiene al proprio interno anche lo zoo, con dei
poveri animali tenuti in condizioni penose, dentro sordide e fredde
gabbie di piccole dimensioni, mi sembravano impazzire... Mah! Vi é
inoltre il padiglione dell'artigianato tradizionale in cui tutti gli
artigiani delle varie etnie preparano i loro lavori, tutti diversi ma
tutti bellissimi, legno, cuoio e argento sono i materiali più
utilizzati per produrre oggetti di artigianato locale ma anche stoffe
colorate con un metodo tradizionale che vengono chiamate "batik".
Infine vi é il settore di ornitologia, ma valgono le stesse
considerazioni fatte sopra per lo zoo. Usciamo dal museo con uno
sciame di bambini che cerca di venderci di tutto e ci dirigiamo alla
terrazza panoramica del "Grand Hotel" da dove é possibile bere
qualcosa in tranquillità ammirando la bellezza e la calma del fiume
Niger, prendo una birra. Torniamo alla missione e alle 20:30 usciamo
nuovamente per "Le Pilier", stasera pizza per tutti, vogliamo provare,
devo dire che non era niente male, ho mangiato pizze molto peggiori
dalle nostre parti... Alle 10:45 torniamo alla missione e andiamo a
letto, domani sarà una giornata campale.
Lunedì
07.08.2006
Sveglia alle 01:00 della notte, carichiamo tutto in macchina e andiamo
in aeroporto. Alle 02:30 check in e cominciamo con gli interminabili
controlli, prima i bagagli, poi i passaporti, quindi nuovamente i
bagagli e nuovamente i passaporti, mi chiedo a cosa servano quattro
controlli che potrebbero essere benissimo due, visto che sono uguali,
boh! L'aeroporto di Niamey è un tipico aeroporto africano, spoglio e
per certi versi anche squallido. Ad un certo punto la polizia di
frontiera trova dei problemi nei nostri bagagli (guarda caso!) e ci
dice che é impossibile imbarcarli perché manca un timbro di non so
quale ufficio su quale documento, si capisce subito cosa vogliono,
vogliono la tangente, improvvisamente, dopo aver pagato 20.000 Franchi
CFA al poliziotto non occorre più nessun timbro e i nostri bagagli
sono a posto, tutto regolare scrivono nella dichiarazione doganale...
Penso che in Niger uno stipendio medio da impiegato statale si aggira
sui 30.000 Franchi CFA al mese... Finalmente saliamo sul pullman che
ci porta sotto l'aereo, ma... Cominciano nuovamente i controlli a
tappeto, passaporti, bagagli e perfino perquisizione personale, vorrei
chiedere spiegazioni, ma non ci metto molto a capire che si tratta
della polizia marocchina che controlla nuovamente tutto e tutti perché
non ha la benché minima fiducia nei controlli effettuati dai colleghi
nigerini... Vorrei capire come si fa a dargli torto... Finalmente
saliamo sull'aereo e si chiudono le porte, ultima sorpresa, il capo
del personale di bordo ci chiede scusa molto cordialmente, ma ci dice
che per un decreto del ministero della salute marocchino tutti i voli
provenienti da zone endemiche di malaria devono essere "bonificati",
praticamente la cabina viene saturata completamente d’insetticida (ne
spruzzano 4 bombole per intero) con i passeggeri dentro... Ahhh! si
soffoca! Per fortuna dopo pochi istanti viene riattivata l'aria
condizionata si comincia a respirare. Mi addormento poco dopo il
decollo. Volo tutto bene, atterriamo alle 07:30 a Casablanca (ora
locale, mentre in Niger sono le 08:30 e in Italia le 09:30). A
Casablanca comincia la lunga attesa in aeroporto, impegniamo il tempo
girando per negozi e mangiando qualcosa, l'aeroporto è un'altro mondo
rispetto a quello di Niamey, siamo alle porte dell'Europa... Alle
14:45 (ora locale) é previsto il decollo per Roma ma ci sono circa 30
minuti di ritardo. Decolliamo alle 15:20 circa e atterriamo a Roma,
dopo un volo tranquillo e rilassante alle 20:30 ora italiana. Entrambi
i voli sono stati effettuati (come già all'andata) dalla Royal Air
Maroc, la compagnia di bandiera marocchina. Il nostro volo Alitalia
Roma - Palermo sarebbe dovuto decollare alle 21:40, ma abbiamo i
soliti 30 minuti di ritardo per cui attendiamo in aeroporto.
Decolliamo da Roma alle 22:00 e atterriamo a Palermo alle 22:50 circa,
tutto OK. Ultime file in dogana a Palermo per lo sdoganamento dei
bagagli e quindi via, fuori dall'aeroporto dove trovo Sabry che mi
aspetta con un cartello in mano "Mr. Cannavò", sarà stata gelosa di
Kossì a Niamey?. Saluto Umberto, Martino e gli altri, e finisce
l'avventura... Il resto ve lo racconto di persona... Ciao a tutti.
Riccardo R. G.
Cannavò
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